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Ve lo sarete chiesto anche voi: ma è “la mentina” di zucchero o “lamentina” che si lamenta? Tutte e due, baby (perché finché te lo chiederai, continuerai a rigirarti in bocca quel nome).

Ma oggi vi voglio parlare del lamento.

Sì, io tendo a lamentarmi molto. Moltissimo. Da sempre. É stata mia madre a suggerirmi la parola “lamentina”, perché ancora la vedo quando, sorridendo, mi diceva: “madonna che lamentina che sei!”. E mi spronava a fare.
Io ci rimanevo di sasso, toglievo il broncio, mi ridestavo e sorridevo.
Ed è questo per me il modo giusto di essere lamentina: quel punto di svolta.

Tutti proviamo un enorme piacere a lamentarci, perché in quel momento esprimiamo un fastidio e ci permettiamo di dare la colpa all’esterno (oddio, in realtà qualcuno anche all’interno). Vediamo una criticità e la esprimiamo.
Ah, che goduria notare le cose che non vanno, sentirsi incazzati con il mondo intero, sentirsi arrabbiati. Quella rabbia sana, quell’energia che spinge, quella mania di perfezionismo, quell’illusione di sapere come dovrebbero andare le cose, quella voglia di dire al mondo che così non va, che bisogna fare meglio, bisogna cambiare le cose.

Ecco, ci siamo arrivati: bisogna cambiare le cose!

A questo deve servire il lamento, ad ascoltare la percezione del fatto che qualcosa non va, esprimere frustrazione e poi… Poi muoversi, alzarsi e fare un passo avanti.
Il lamento è sano nel momento in cui ti spalanca la strada verso un obiettivo da raggiungere, ti aiuta a stilare il tuo manifesto della scomodità, la tua lista delle cose da sistemare.

Io elogio il lamento, perché è uno spazio di sana mediocrità, uno sfogo, un bisogno di condivisione. Crea connessione, ci si riconosce nell’oggetto del lamento, ci si allea. E ci si sente più vicini. Il lamento sostiene l’economia dei bar, perché spinge a ritrovarsi con gli amici a bere birre e chiacchierare.

Il problema non è il lamento, ma è fermarsi al lamento, aspettando che le cose si sistemino da sole, che qualcuno lo faccia al posto nostro.

Sorridere sempre non ci salverà, nemmeno fare yoga o meditare, nemmeno essere accondiscendenti, né pensare che tutto vada bene. Non va mai tutto bene. Mai. Facciamo pace con questo, è la vita.

Pensateci bene, ognuno può trovare mille motivi per lamentarsi, tutti giusti.
Poi si alza il culo dalla sedia, e si comincia a pensare alle soluzioni.

Questa mia pluriennale esperienza nel lamento, mi ha fatto sviluppare un superpotere: vedere subito i punti critici, capire cosa è debole e potrebbe essere migliorato, avere uno sguardo lucido e veloce.
Lo uso al meglio nelle consulenze, queste qui: http://www.lamentina.it/servizi/check-up/